La memoria liturgica di San Bartolomeo è stata festeggiata con una cerimonia d’altri tempi in quel di Villa Viani o meglio in quel di Borgo Barnati. Di fatto, la parte alta dell’abitato, un quartiere a parte, anche per come è strutturato, con il suo nucleo compatto e arroccato in forma difensiva. La cappella di riferimento è quella di San Bartolomeo, devozione seguita dalla parentela Barnato, che vi aveva basato e legati e persino la “fondazione delle povere figlie”, per garantire una dote a tutte le maritande. La cappella settecentesca, in parte aggrappata, anzi, inserita, fra le case, è un prodigio di costruzione minima ligure, con i suoi prospetti in cui anche le pietre più piccole “fanno muro”. E i restauri recenti, molto legati alle maestranze del posto, nobilitano il sito. E così la festa del 2018 ha regalato a San Bartolomeo quanto mancava da tempo o forse da sempre. La statua del santo. Una operazione che è ad un tempo devozionale, artistica, di partecipazione e di grande coesione per la gente del Borgo Barnati, che si è tassata, in forma anonima, per una colletta a favore del progetto. E anche vari abitanti della Villa propriamente detta hanno fornito il loro contributo affinché una nuova effigie sacra giungesse all’unita Comunità della valle Agazza. E così è stato. Ricorrenza al 24 agosto, ma celebrazioni la sera del 25 e la mattina del 26. Di particolare effetto, proprio quella serotina del 25. Dopo una giornata con scrosci d’acqua, che hanno fatto temere il peggio, la Messa solenne ha portato allo scoprimento della nuova statua, benedetta e portata indi in processione per le vie antiche del paese, dalla parrocchiale alla nuova “casa” della cappella dei Barnati. Molti uomini si sono alternati a portare la statua, invero non pesante e quindi non era lavoro da “specialisti” con nel caso delle possenti macchine processionali dell’Assunta e San Rocco. Si è scelto un percorso a tutti i modi storico, con salita per la via ripida dell’abitato e ancora fino al non semplice giro de au cantu e quindi labirinto all’interno dei Barnati non senza timori ed equilibrismi nell’evitare danni al simulacro. E la cosa è ovvia, perché si tratta di un’opera forte e nuova, ma non priva di delicatezza. È stata infatti realizzata in cartapesta e terracotta. Un’opera d’arte singolare, ma non priva di precedenti nel contesto ligure occidentale. E soprattutto unica, per la sua fattura non diciamo solo artigianale, ma di fatto artistica. La scelta è caduta sulla cartapesta leccese per una serie di fattori, non ultima aver visitato direttamente la culla della produzione di statue in cartapesta in quel di Lecce. All’ombra delle prospettive chiare del barocco pugliese, dunque, lavora Marco Epicochi, nipote d’arte ed artista a tutti gli effetti, padrone di una tecnica antica che si è anche rinnovata nel tempo. Marco crea opere uniche, nei pressi del Duomo di Lecce. La vena artistica emerge in ogni particolare, da mani, piedi e volto realizzati in terracotta, ai corpi in cui si esalta la cartapesta, giocando fra cartone, amici, applicazioni di fuoco (ebbene sì, anche sei si parla di carta), gessatura complessiva e pittura completa a mano. E così rivivono quei momenti dei secoli passati in cui l’arrivo di una nuova statua religiosa era festa solenne per una Comunità. Se si osserva l’opera si nota ovviamente il particolare truce del braccio spellato. Ma così è, la vicenda deriva dalle fonti leggendarie attorno al martirio del santo. Un particolare che ha permesso virtuosismi, come quello di Michelangelo per il Giudizio della Cappella Sistina. Di fatto l’opera di Villa Viani ha fatto rivivere le emozioni di una Comunità ai tempi dell’arrivo delle grandi statue processionali di Giovanni Battista Drago. E anche in questo caso si nota l’ispirazione del maestro Epicochi nei confronti dei modelli barocchi, che, con il Santo legato all’albero, vanno dalla statua in Santa Maria di Carignano di Genova alla nota opera di Andrea Brustolon in ambito veneto, ma con tanto afflato emotivo proprio del meridione italiano. Finale di celebrazione con bacio della reliquia. La serata ha avuto seguito con la cena offerta dal quartiere dei Barnati e, il giorno seguente, con la Messa, la raccolta di fondi per gli sfortunati genovesi e un tentativo di lancio di “balulante” recuperato l’anno precedente e però frustrato dal forte vento che rendeva pressoché impossibile l’insufflo di aria calda. Ma non è finita qui. San Bartolomeo c’è sempre.