La Santa Pasqua è cosa di ogni anno. E ogni anno, al di là dei significati religiosi, è come se venisse messa in scena una pièce teatrale con la sceneggiatura dei vangeli. Qualsiasi professore di storia del teatro ne parlerebbe in tal modo. Ed è una rievocazione che avviene ad ogni Messa fra l’anno. La Santa Pasqua a Villa Viani è sempre di più partecipazione, soprattutto per le giovani generazioni, che sono numericamente abbondanti. Si fa gruppo, ci si ritrova in famiglia, nel bel mezzo delle consuete attività agricole. La potatura incombe, limitata da un inizio marzo invero molto freddo e nevoso. In una Comunità di recente formazione, e in Liguria occidentale “recente” vuol dire in questo del XV secolo, non ci sono ritualità ancestrali precristiane. A parte il fuoco di San Giuseppe. Però la memoria di quello che è stato l’impegno confraternale rivive in una singolare “lavanda dei piedi” del Giovedì Santo, quando il parroco don Matteo lava le estremità ai bambini chierichetti. Sorrisi e partecipazione, appunto. E poi c’è un lavoro di mesi per arrivare ad avere il “Sepolcro”: una composizione che meriterebbe un catalogo digitale regionale ad ogni ricorrenza pasquale. In questo caso la storicità del grano fatto germinare al buio con i suoi steli albini si coniuga alla modernità delle uova reali utilizzate come portafiori, in una dimensione inventiva di notevole effetto scenico. Sabato mattina è già tempo di allestire la chiesa per la Pasqua, mentre le campane tacciono fino al giorno di festa. La funzione solenne conclude la celebrazione, con l’appendice del Lunedì dell’Angelo. I bambini escono dalla chiesa o dalla sacrestia festanti. E la Pro Loco offre a ciascuno un palloncino colorato da lanciare in aria, segno beneaugurale di pace e di bontà: guardate le stelle e non i vostri piedi, diceva Hawking e lo diceva da scienziato e uomo di cultura. Lunedì è ancora festa: la rivelazione del Cristo risorto svelata alle Pie Donne: duemila anni fa, quando la donna in Palestina contava poco o nulla e anche in questo rinnovato ruolo femminile c’è la grandezza di un messaggio.